L’INVIDIA: SCOPRIAMO COSA SI CELA DIETRO QUESTO SENTIMENTO E COME SUPERARLA CON POSITIVITA’

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Fra le emozioni e i sentimenti tipici degli esseri umani l’invidia è senza dubbio un sentimento poco piacevole, che nessuno di noi vorrebbe mai ammettere di provare e che infatti non viene quasi mai dichiarato. Eppure capita a tutti di provare invidia verso qualcuno o qualcosa che anche noi vorremmo avere; secondo diversi studi la diffusione di questo sentimento è eterogenea fra la popolazione indipendentemente dall’età, dal sesso, dal ceto sociale o dal livello culturale.

Dal latino in-videre ovvero guardare con ostilità, l’invidia nasconde il fastidio e il risentimento che si provano dinanzi alla felicità dell’altro; da un punto di vista psicologico essa nasce da un senso di impotenza, quasi sempre inconscio, che ci fa percepire inadeguati ed inferiori rispetto agli altri.

L’invidia nasce quindi dal confronto con l’altro:  prima di poter desiderare qualcosa dobbiamo vederla, è la relazione con l’altro che fa sorgere in noi il desiderio. E dopo il confronto emerge  il senso della mancanza da cui possono scaturire sentimenti  negativi, verso sé e gli altri, quali inferiorità, frustrazione, inadeguatezza, odio e rabbia. A questo punto non si percepiscono più le proprie risorse e ci si concentra sulla svalutazione dell’altro per affermare invece il nostro valore e nascondere così i limiti.

Può diventare un sentimento distruttivo. Molti ricercatori infatti hanno constatato che chi prova invidia ha difficoltà ad instaurare relazioni positive, come la semplice amicizia, perché bloccato in emozioni prettamente negative quali astio, risentimento e vergogna.

Ma c’è una strada per superarla in modo positivo.

Riconoscere e ammettere di provare invidia è il primo passo per sfruttarla come stimolo per migliorarsi. Gestire l’invidia positivamente è infatti possibile usando  il nostro senso critico non per denigrare l’altro ma per esaminare noi stessi, le nostre qualità e i nostri limiti, anche con ironia, in modo da conoscerci meglio, e individuare qualità che anche noi vorremmo avere. Quando l’invidia si trasforma in ammirazione può diventare uno stimolo all’azione, a mettere in campo le nostre risorse e capacità per raggiungere nuovi obiettivi e crescere. Fare ciò è necessario per conquistare qualcosa di personale senza accanirsi in ciò che non si può avere; la soluzione al senso di impotenza è infatti cercare delle alternative nella propria vita per risollevare la propria autostima.

Spesso l’invidioso attribuisce la responsabilità della propria situazione a fattori esterni a lui quali il caso, la sfortuna o gli eventi, privandosi così della possibilità di decidere attivamente del proprio futuro. Focalizzarsi invece sui propri obiettivi e smettere di pensare a ciò che stanno ottenendo gli altri è fondamentale per riprendere il controllo sulla propria vita assumendosi la responsabilità di ciò che fino ad ora si è ottenuto.

L’invidia sebbene sia un sentimento sgradevole, sia per chi lo prova sia per chi lo riceve, diventa patologico nel caso di una regressione del sentimento ad uno stadio primordiale, caratterizzato dall’odio, e in cui emerge anche un istinto aggressivo nei confronti dell’oggetto d’invidia. Chi ne soffre ha una visione distorta della realtà perché individua l’oggetto desiderato come qualcosa che gli è stato rubato e ciò può condurre a reazioni aggressive.

Se invece siamo noi ad essere oggetto dell’invidia di qualcuno è opportuno non lasciarsi coinvolgere nella competizione, evitando di agire in modo ostile e mostrandosi indifferente anche di fronte ad eventuali attacchi.

Se in un rapporto come quello d’amicizia comportamenti spiacevoli suscitati dall’invidia continuano a protrarsi, si può pensare di affrontare il discorso spiegando all’altro come i suoi atteggiamenti ci fanno sentire e mostrandoci cooperativi e disponibili a dare una mano per superare le difficoltà dell’altro. Se invece l’invidia si manifesta nel contesto lavorativo diventa fondamentale ignorare i comportamenti della persona invidiosa, non rispondere mai a tono per evitare di peggiorare o complicare il clima lavorativo e dare poca confidenza per offrire il minor numero possibile di spunti su cui essere di nuovo attaccati.