CYBERBULLISMO: CONOSCERE IL FENOMENO PER PREVENIRLO


Screenshot 2015-12-13 21.22.24La disponibilità e l’utilizzo crescente di Internet e di telefoni cellulari rappresentano per le nuove generazioni, i così detti ‘nativi digitali’, nuovi mezzi per comunicare e mantenersi in contatto. Le ricerche indicano che oltre il 90% degli adolescenti in Italia sono utenti di Internet e il 98% di questi dichiara di avere almeno un profilo social network (Facebook, Twitter, etc…). Inoltre, il cellulare è ormai un elemento imprescindibile per tutti, ragazzi e adulti.
Il cyberbullismo è una forma di disagio relazionale, di prevaricazione e di sopruso perpetrata tramite i nuovi mezzi di comunicazione come l’e-mail, gli sms, i blog, i telefoni cellulari ed il web in generale

Nelle comunità virtuali il cyber bullismo può essere anche di gruppo e di solito le ragazze sono vittime più frequentemente dei ragazzi, spesso con messaggi contenenti allusioni sessuali. Anche i ragazzi con orientamento omosessuale sono spesso oggetto di questo odioso fenomeno. Come nel bullismo tradizionale, però, il prevaricatore vuole prendere di mira chi è ritenuto “diverso”, nsolitamente per aspetto estetico, timidezza, orientamento sessuale o politico, abbigliamento ritenuto non convenzionale e così via. Con il cyberbullismo il bullo può nascondersi dietro uno schermo, umiliare la vittima e divulgare materiale offensivo ad un vasto pubblico e in modo anonimo, senza la paura di essere scoperto e punito
Il cyberbullismo rappresenta non solo un nuovo modo di fare del bullismo, ma presenta nuove minacce sia qualitative che quantitative per la vittima. Quantitativamente, la vittima è perennemente a rischio di bullismo. Qualitativamente, una caratteristica importante di queste nuove modalità di bullismo è la loro natura permanente. Infatti, una volta che un messaggio o una foto è stata inviata via email o tramite sms o inviata a un sito web, è praticamente impossibile eliminare ogni traccia del messaggio e/o dell’immagine. Il cyberbullo è una persona immatura dal punto di vista affettivo, che presenta un’incapacità di gestione delle emozioni autocoscienti come il senso di colpa o la vergogna.
Le conseguenze psicologiche per le vittime di questi attacchi possono essere estremamente dolorose: può esserci un intenso livello soggettivo di sofferenza che va ad interessare l’area individuale e relazionale delle vittime con effetti anche gravi sull’autostima, sulle capacità socio affettive, sul senso di autoefficacia, sull’identità personale. Possono riscontrarsi anche difficoltà scolastiche, ansia, depressione e, nei casi più estremi, idee suicidarie (a volte, purtroppo, idee che si tramutano in atti concreti). Cosa si può fare per prevenire o almeno arginare questo fenomeno? E’ importante ragionare in termini di prevenzione: una buona informazione e comunicazione effettuate dalle principali agenzie educative, la famiglia e la scuola, può rivelarsi molto utile.
Grazie al loro ruolo chiave nella crescita e nello sviluppo complessivo del ragazzo, famiglia e scuola possono sostenere le vittime e aiutare i bulli; possono, attraverso l’attenzione e il monitoraggio, capire quando qualcosa non va, prevenire situazioni di cyberbullismo e accompagnarli ad un giusto e sicuro utilizzo della rete.

Innanzitutto gli adulti dovrebbero sforzarsi di osservare: porre attenzione al ragazzo, notare se vi sono sbalzi di umore improvvisi (e non giustificabili) o comportamenti nuovi, se sta affrontando un’esperienza emotivamente carica e come la sta affrontando.

Obiettivo è creare un rapporto di fiducia sia che il ragazzo sia una vittima sia che sia un bullo: il periodo della pre-adolescenza e dell’adolescenza è per tutti un momento difficile e delicato della vita. Tra le mura di casa, i genitori devono chiedersi cosa fa il figlio tutte quelle ore davanti a pc e smartphone, cosa guarda, che siti frequenta e che libertà di navigazione ha; l’unico modo per rispondere a questa domanda è parlare con loro. Parlare vuol dire mostrare e ammettere le proprie preoccupazioni, vuol dire far sapere ai figli che i genitori ci sono, che con loro possono confrontarsi, vuol dire dare loro un’educazione attraverso il dialogo, la discussione e l’apertura.

A scuola, gli insegnanti sono chiamati, da un lato, ad educare gli alunni ad un uso responsabile dei media, dall’altro a fare azioni di sensibilizzazione in classe su ciò che costituisce il cyberbullismo e su quali sono le conseguenze negative associate a esso.

Risultano molto utili gli interventi specifici che si pongono l’obiettivo di potenziare le abilità sociali con particolare attenzione alla consapevolezza emotiva e all’empatia. I progetti di educazione socioaffettiva con il gruppo classe sono efficaci per il potenziamento delle abilità sociali, la promozione della cooperazione e della solidarietà e la mediazione del conflitto tra i pari. Questi interventi favoriscono l’apprendimento di nuove modalità per comunicare in modo costruttivo e non aggressivo; incrementano le capacità empatiche del tipo mettersi “nei panni dell’altro”.

Tutti, ragazzi, genitori e insegnanti, devono essere informati circa i rischi legati all’uso delle nuove tecnologie e circa le possibilità di denuncia alle autorità di questa forma di violenza. E’ sempre più necessario promuovere l’educazione ai media, che fa riferimento alla comprensione critica dei mezzi di comunicazione. Insegnare alla vittima come salvare le informazioni circa gli attacchi subiti online, poiché queste potranno essere utilizzate come prova e, forse, potrebbero essere utili per l’identificazione del cyberbullo (ad esempio i nomi nelle chat online). Spesso, infatti, sono proprio la disinformazione, la politica del silenzio e la convinzione erronea di non poter denunciare i fatti, a far sì che gli aggressori agiscano, spinti dalla possibilità di non uscire allo scoperto, e le vittime subiscano provando vergogna e sentendosi sbagliate.

Stop al CYBERBULLISMO!