Come imparano a parlare i nostri bambini? Quali sono le difficoltà fonetico-fonologiche che limitano l’apprendimento corretto?

Imparare a parlare è un processo complesso e affascinante che i bambini compiono nspontaneamente. I più importanti fattori che favoriscono una rapida ed efficiente acquisizione del linguaggio sono:
il fenomeno del contagio che consiste nel comportamento imitativo inconscio delle produzion vocali che ascoltano e vedono produrre dagli adulti. Uno studio ha dimostrato che il soggetto ripete internamente a livello motorio quanto sta ascoltando, attivando delle cellule chiamate neuroni specchio determinanti nella comprensione del linguaggio.
il comportamento ecolalico che riguarda la ripetizione di parole o frasi, in particolare nei bambini di 2-3 anni, senza che queste siano necessariamente comprese.
l’accomodazione vocale che consiste nella tendenza a rendere la propria espressione verbale sempre più simile alle caratteristiche vocali dell’interlocutore. Già a 3-4 anni molti bambini producono un linguaggio comprensibile all’adulto seppur non abbiamo ancora acquisito la capacità di articolare correttamente tutti i suoni del linguaggio.

Lo sviluppo delle abilità verbali avviene attraverso tappe evolutive:
– Tra 0 e 12 mesi si riscontrano varie fasi, le prime vocalizzazioni, la lallazione rudimentale\r\n\r\n(prime combinazioni di foni), la lallazione canonica (prime sillabe /pa/, /ma/, /ta/, /da/ prodotte in maniera ripetitiva), e infine lo stadio preverbale della lallazione variata (/mama/, /papa/, /tata/…) in cui i suoni producibili dal bambino sono aumentati.
– Tra 12 e 18 mesi gli enunciati prodotti sono costituiti da una sola parola (olofrase) carica di molteplici contenuti semantici e referenziali, le capacità di articolazione sono molto limitate. In questa fase il numero di parole che comprendono è superiore a quello di parole che producono (a 10 mesi ne comprendono circa 50, la produzione del medesimo numero di parole si ha intorno a 18 mesi).
– Tra 18 e 24 mesi possiedono un vocabolario espressivo di 50 parole che iniziano a combinare. A 21 mesi l’inventario fonetico (l’insieme dei suoni di una lingua),si espande. Il vocabolario accresce, si ha poi progressivamente uno sviluppo fonologico, articolatorio, semantico e grammaticale. Bisogna tuttavia tener presente che il ritmo della progressione varia considerevolmente da un bambino all’altro.

Lo sviluppo del linguaggio è fortemente influenzato, oltre che da fattori innati ed organici, anche da fattori ambientali e dalle stimolazioni che si ricevono all’interno dello specifico contesto evolutivo. Quando il bambino pronuncia le prime parole, ne semplifica la forma superficiale utilizzando strategie facilitatorie. Questa semplificazione è dovuta a capacità di articolazione e fattori percettivi ancora limitati ma che continueranno a svilupparsi permettendo una comunicazione più soddisfacente.
Può succedere però che il bambino manifesti un’inadeguatezza linguistica data dalla discrepanza tra la sua competenza in un dato momento e il livello medio di competenza che un soggetto dovrebbe possedere in quel periodo.
Il disturbo di linguaggio che il bambino potrebbe presentare, viene definito in base alla difficoltà che manifesta, può quindi avere un deficit articolatorio se riguarda la produzione dei singoli suoni del linguaggio, fonologico quando non si ha corretta discriminazione e realizzazione della sequenza dei fonemi che compongono la parola (ad es. “poto” anziché “topo”), espressivo se ncoinvolge anche l’area lessicale-semantica e morfologico-sintattica e di comprensione se fatica a elaborare le informazioni in entrata e anche quelle in uscita. Per quanto riguarda le difficoltà fonetico-fonologiche è importante osservare le abilità linguistiche del bambino nel periodo tra 36 e 48 mesi. Egli potrebbe produrre pochi suoni o al contrario produrne molti senza però utilizzarli correttamente all’interno della parola, successivamente potrebbero persistere delle semplificazioni fonologiche di parola oltre l’età in cui mediamente scompaiono, mantenendo una modalità espressiva poco intelligibile.
A 4 anni, un bambino possiede un inventario fonetico quasi completamente sviluppato e delle capacità fonologiche in fase di stabilizzazione.
Le competenze comunicative vengono indagate attraverso una valutazione effettuata dalla logopedista, da cui potrebbe emergere una difficoltà di tipo fonetico-fonologico. In questo caso l’intervento riabilitativo sarà volto all’educazione e rieducazione delle competenze fonologiche in percezione e in produzione e all’impostazione della corretta produzione dei singoli fonemi.
Questo tipo di valutazione prevede la denominazione di figure-stimolo e la raccolta dell’eloquio del bambino affinchè possano essere analizzate sia la produzione di singole parole che di nenunciati. Questo permetterà di effettuare una raccolta dell’inventario fonetico e di analizzare la produzione di ciascun fonema come corretto, sostituito omesso o distorto ma anche di identificare processi fonologici di struttura (che cambiano la struttura sillabica di parola ad es. “banana”- “nana”, “cinema”-“cimena”, “porta”-“potta”) e processi fonologici di sistema (che riguardano la sostituzione di un fonema con un altro ad esempio nello stopping il fonema /s/ viene sostituito con /t/, “sole”-“tole”, “sasso”-“tatto”).

Sulla base di quanto emerso dalla valutazione, è possibile pianificare l’intervento diretto al miglioramento della competenza fonetico-fonologica del bambino.